Deliziose sfiziosità da condividere con gli amici e precursori dei moderni finger food: la storia dei cicchetti è anche quella di una comunità, parla dei legami sociali, del tempo trascorso insieme e dell’amore per il proprio territorio e il buon cibo da condividere.
La storia e le origini i cicchetti veneti
I cicchetti prendono il nome dal latino ciccus che significa “piccole quantità” e infatti sono solitamente piccoli bocconi golosi, e creativi, che consistono principalmente in fette di pane condite o fritture. Inizialmente venivano consumati all’interno di locali chiamati “bacari”, piccole osterie veneziane dove si mangiava senza posate e l’offerta di eno gastronomica era indiscutibilmente economica. Secondo alcuni, il nome di questi luoghi deriverebbe da “Bacco” – il dio del vino – ma, in antichità, i “bacari” altro non erano che i vinai che andavano a Venezia a vendere i propri prodotti.
I cicchetti tradizionali
I classici cicchetti sono preparati con ingredienti tipici della regione: pesce, uova sode, salumi, formaggi, verdure saltate in padella. Due grandi must da assaggiare sono il baccalà mantecato e le sarde in saor. Non mancano però anche proposte innovative che mescolano la tradizione veneta a quella di altri paesi in stuzzicanti rivisitazioni gourmet.
All’ombra del campanile
Per tradizione, i cicchetti veneti devono essere accompagnati da un’ombra, cioè un piccolo bicchiere di vino tipico del territorio, come il Prosecco per esempio. Si pensa che questa usanza abbia preso il suo nome dai mercanti veneziani che mettevano i banchi per la mescita all’ombra del campanile di San Marco per tenerlo fresco.
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