Antonio Canova aveva otto anni quando comincia a lavorare nelle cave di marmo di Possagno con il padre. Secondo le usanze di quel tempo i bambini dovevano crescere in fretta e la tradizione di famiglia, per i Canova, era tutto. Impara così a conoscere quella che sarebbe stata la carne viva delle sue sculture, a toccarla, a sentire le vibrazioni che, secondo le leggende, la pietra trasmette agli scultori. Il ragazzo è ossessionato dai Classici greci, dai componimenti e dalle forme eteree delle sculture, è ammaliato dalla bellezza, una ricerca smaniosa che lo porterà ad essere l’esponente più amato del Neoclassicismo. La sua prima opera che rappresenta Dedalo e Icaro è un drammatico insieme di dolcezza, incanto e malinconia. Nel modo in cui Canova scolpisce il padre che lega le ali al figlio, si intuisce il fil rouge che guiderà tutta la sua vita d’artista: scolpire l’istante che avverrà.
La sospensione del momento di Amore e Psiche e la travolgente immaginazione che colpisce l’osservatore ha attraversato i secoli come un costante miracolo nascosto nelle setose pieghe del marmo.
Ma la genialità di Canova non sta solo nella sua arte ma anche nelle sue visioni incredibilmente proiettate verso il futuro che lo portano a diventare un vero e proprio manager di sé stesso. In tempi non sospetti, grazie alle sue doti di PR, riesce a farsi amare dai suoi contemporanei e trovare committenti di spicco come papi e addirittura imperatori. Napoleone Bonaparte è letteralmente abbagliato dal suo modo di scolpire il marmo, tanto che gli affida il ritratto di sua sorella Paolina, una vera influencer di quel secolo, che l’artista raffigura come Venere.
La capacità di intuire le mode dei tempi e le sue abilità diplomatiche hanno permesso ad Antonio Canova di prendere un posto speciale nell’olimpo dei grandi in un modo che non smette di essere attuale, in una continua e contemporanea rivisitazione della bellezza classica, fin dalla sua prima volta, quando riuscì a vedere una delle tre grazie in un blocco di marmo nelle polverose cave di Possagno.
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